Dopo due anni di intenso studio di morfologia e sintassi, di brani semplificati e "liberamente tratti da" ... FINALMENTE ci siamo accostati agli autori!
Cogliamo allora la provocazione di Luciano Canfora che sul Corriere della Sera del 10 novembre 2013 tesseva l'elogio del tradurre:
“Tradurre è la più vitale delle
attività umane […] Lo sforzo di tradurre gli antichi […]
è quello che comporta il massimo di capacità intuitiva. Chi ha avuto, o per
avventura tuttora conserva, una qualche familiarità col patrimonio scritto
greco-latino, sa quanto il valore del singolo termine (spesso polisemico e
passibile persino di sfumature opposte di senso) si chiarisca solo se si è
prodotta l’intuizione di ciò che l’intera frase significhi. E per converso la
frase prenderà piena luce soprattutto dalla comprensione delle parole
principali che la compongono. È in questa circolarità che si produce il salto
verso la comprensione- intuizione. È in questa circolarità che si comprende
cos’è il conoscere. È grazie a questa circolarità che si approda al sapere
scientifico […]
Chi ebbe la felice opportunità di
cimentarsi nella comprensione del lascito scritto di quei remoti nostri
interlocutori sa che un siffatto processo interpretativo non è mai dato una
volta per tutte. Ovviamente è proprio nel cimento scolastico che si mette in
moto quel processo. Nel suo nascere e man mano affinarsi nella testa degli
scolari esso ha efficacia, forse incomparabile, per il continuo trapassare
dall’intuizione alla sintesi. A questo «serve» il tradurre gli antichi a
scuola"
E voi, che cosa ne pensate?
La traduzione è il solo strumento attraverso il quale si può consapevolmente attivare quel confronto tra Antichi e Moderni che, per usare le parole di Salvatore Settis, deve essere sempre "giocato in funzione del presente" e del futuro.
RispondiEliminaFrancesco
Tradurre testi antichi Greci e Latini, parole che sono l'origine delle nostre, che ingannano nelle loro sfumature ma che affascinano proprio per questo, non fa altro che condurci alla risoluzione, mai definitiva, di un codice che si presenta in una costruzione che nasconde significati altri. Infatti il significato di un testo non dipende solo dalle parole in quanto tali ma sia dalla conoscenza della tradizione e della cultura del popolo, sia da indizi rintracciabili: nella disposizione, nella ripetizione, nel suono dei termini o meglio in tutto ciò che concerne le figure retoriche, nella variazione di un tempo verbale in una data costruzione o ancora nella ripresa di formule e in molto altro che va a formare quello che è il sentimento del testo, nascosto tra le antiche parole silenziose, che attraverso la traduzione prendono nuovamente vita in un nostro, moderno significato e ci permettono di conoscere quei pensieri che altrimenti sarebbero inaccessibili.
RispondiEliminaRossella