Venerdì 13 febbraio, dalle ore 08.15 alle ore 10.05, presso l'Aula Magna del Liceo Gioberti, nell'ambito del progetto "Conferenze di cultura classica", promosso dal Dipartimento di latino e greco nel triennio classico, siè tenuta la conferenza del prof. Giovanni Cerri (Università degli Studi di Roma Tre) su"La questione omerica e il concetto di poema tradizionale", rivolta agli studenti delle prime liceo classico.
Il professor Cerri si
propone di “arrivare al concetto di poema tradizionale attraverso un’
esemplificazione particolare”, assumendo cioè come esempio i comportamenti, le
normative riguardo il trattamento dei caduti in battaglia, per poi arrivare a
una conclusione generale, “cioè che il poema è concresciuto nel tempo, nei
secoli su se stesso, per agglutinazioni successive”.
Il professore si sofferma
con molta precisione sul tema del trattamento dei cadaveri (essendo questo il
punto di forza della sua esposizione), per dimostrare un’inversione di tendenza
su questo argomento nel XXIV canto dell’ Iliade rispetto al resto del poema.
Era norma panellenicamente riconosciuta, dall’età arcaica in poi, la
restituzione dei corpi dei caduti dopo ogni battaglia; venivano anche indetti
dei giorni di tregua per questo e chi non la rispettasse incorreva nell’ accusa
di sacrilegio. Nell’Iliade però non
vige questa regola (fino all’inizio delXXIV canto almeno), anzi è affermato e condiviso il principio contrario,
quello dello “scempio libero”, cioè della possibilità di infierire sul corpo
del nemico vinto, anche senza un particolare motivo di vendetta: l’esempio
usato dal professore è quello di Patroclo, personaggio tratteggiato in tutta l’Iliade
come di indole mite, che dopo aver ucciso Sarpedone incita i compagni a
sfregiarlo. Questo termine in greco (αἰκίζω) assume
il doppio significato di mutilare e di disonorare a un tempo; ciò fa capire
quanto fosse importante per i compagni salvare il corpo del morto dalle mani
dei nemici.
Nel XXIV canto invece si
verifica come detto quest’ inversione di tendenza, ravvisabile già durante il
concilio degli dei dopo la morte di Ettore: Apollo in particolare si scaglia contro
il modo in cui Achille fa vilipendio del corpo dell’ eroe troiano. Il dio
accusa il Pelide non solo per la sua brutalità, ma anche e soprattutto perché trasgredisce
ogni regola etica; regola che però si presenta per la prima volta in tutto il
poema. Questa nuova pratica prevede anche la possibilità di riscattare il
morto, versando una somma di denaro; nel caso dell’ Iliade questo prende il
nome di Ἥκτοροςλύτρα, ‘il riscatto di Ettore’, ed è una sorta
di passaggio intermedio tra la vecchia norma (il diritto di poter infierire sul
cadavere) e quella nuova panellenica (la restituzione incondizionata del
corpo).
Assunto ciò, si può arrivare alla conclusione generale: questa
incongruenza, troppo vistosa per essere ignorata, contrasta in modo decisivo
con le teorie unitarie che attribuiscono tutto il poema a un solo autore. “Non
è verosimile, o perlomeno non sembra veramente probabile, che un unico poeta
personalmente favorevole alla restituzione del corpo dei caduti in battaglia si
sia dilungato per tutto il corso del poema nella descrizione minuta delle
offese e delle mutilazioni più varie cui sono esposti i cadaveri, senza lasciar
trapelare il benché minimo indizio di dissenso o anche soltanto di disagio, per
riservare soltanto al brano finale l’espressione della propria condanna categorica
di tale comportamento”. Così il professore commenta l’evidenza che permette di
confutare le tesi unitarie e contemporaneamente di introdurre il concetto di
poema tradizionale, che riprende il pensiero di Murray: basandocisi anche sul
pensiero di Vico di poema come enciclopedia degli usi e costumi di una cultura,
il poema tradizionale è quindi definibile come strumento pedagogico principale
della società, e in quanto tale bisognoso di costante aggiornamento.
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