mercoledì 18 febbraio 2015

UNA CONFERENZA AL GIOBERTI


Venerdì 13 febbraio, dalle ore 08.15  alle ore 10.05, presso l'Aula Magna del Liceo Gioberti, nell'ambito del progetto "Conferenze di cultura classica", promosso dal Dipartimento di latino e greco nel triennio classico, siè tenuta la conferenza del prof. Giovanni Cerri (Università degli Studi di Roma Tre) su "La questione omerica e il concetto di poema tradizionale", rivolta agli studenti delle prime liceo classico.

Il professor Cerri si propone di “arrivare al concetto di poema tradizionale attraverso un’ esemplificazione particolare”, assumendo cioè come esempio i comportamenti, le normative riguardo il trattamento dei caduti in battaglia, per poi arrivare a una conclusione generale, “cioè che il poema è concresciuto nel tempo, nei secoli su se stesso, per agglutinazioni successive”.
Il professore si sofferma con molta precisione sul tema del trattamento dei cadaveri (essendo questo il punto di forza della sua esposizione), per dimostrare un’inversione di tendenza su questo argomento nel XXIV canto dell’ Iliade rispetto al resto del poema. Era norma panellenicamente riconosciuta, dall’età arcaica in poi, la restituzione dei corpi dei caduti dopo ogni battaglia; venivano anche indetti dei giorni di tregua per questo e chi non la rispettasse incorreva nell’ accusa di sacrilegio. Nell’Iliade però non vige questa regola (fino all’inizio del  XXIV canto almeno), anzi è affermato e condiviso il principio contrario, quello dello “scempio libero”, cioè della possibilità di infierire sul corpo del nemico vinto, anche senza un particolare motivo di vendetta: l’esempio usato dal professore è quello di Patroclo, personaggio tratteggiato in tutta l’Iliade come di indole mite, che dopo aver ucciso Sarpedone incita i compagni a sfregiarlo. Questo termine in greco (αἰκίζω) assume il doppio significato di mutilare e di disonorare a un tempo; ciò fa capire quanto fosse importante per i compagni salvare il corpo del morto dalle mani dei nemici.
Nel XXIV canto invece si verifica come detto quest’ inversione di tendenza, ravvisabile già durante il concilio degli dei dopo la morte di Ettore: Apollo in particolare si scaglia contro il modo in cui Achille fa vilipendio del corpo dell’ eroe troiano. Il dio accusa il Pelide non solo per la sua brutalità, ma anche e soprattutto perché trasgredisce ogni regola etica; regola che però si presenta per la prima volta in tutto il poema. Questa nuova pratica prevede anche la possibilità di riscattare il morto, versando una somma di denaro; nel caso dell’ Iliade questo prende il nome di Ἥκτορος λύτρα, ‘il riscatto di Ettore’, ed è una sorta di passaggio intermedio tra la vecchia norma (il diritto di poter infierire sul cadavere) e quella nuova panellenica (la restituzione incondizionata del corpo).
Assunto ciò, si può arrivare alla conclusione generale: questa incongruenza, troppo vistosa per essere ignorata, contrasta in modo decisivo con le teorie unitarie che attribuiscono tutto il poema a un solo autore. “Non è verosimile, o perlomeno non sembra veramente probabile, che un unico poeta personalmente favorevole alla restituzione del corpo dei caduti in battaglia si sia dilungato per tutto il corso del poema nella descrizione minuta delle offese e delle mutilazioni più varie cui sono esposti i cadaveri, senza lasciar trapelare il benché minimo indizio di dissenso o anche soltanto di disagio, per riservare soltanto al brano finale l’espressione della propria condanna categorica di tale comportamento”. Così il professore commenta l’evidenza che permette di confutare le tesi unitarie e contemporaneamente di introdurre il concetto di poema tradizionale, che riprende il pensiero di Murray: basandocisi anche sul pensiero di Vico di poema come enciclopedia degli usi e costumi di una cultura, il poema tradizionale è quindi definibile come strumento pedagogico principale della società, e in quanto tale bisognoso di costante aggiornamento.

Matteo Fantozzi 

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